Under 35: Andrea Fanzini fondatore DKB Darwin Knew Basketball

 

Andrea Fanzini Social Media Manager FA – Marketing, Events, Social Media

CEO e Founder di DKB Darwin Knew Basketball 

Ph Credits Andrea Fanzini 

1) Ciao Andrea, un passato da calciatore e ora la pallacanestro, com’è nata la passione per questo sport?

Ciao Chiara! Beh, direi un passato da calciatore modesto, una passione che continuo a coltivare e che mi fa sdoppiare tra il ramo calcio (allenando l’Under 16 e facendo il Responsabile Comunicazione di U.S. Fiorenzuola in Serie D) e quello del basket-streetball.
Diciamo che tutto nasce dal fatto che verso i 13-14 anni ho iniziato a frequentare una compagnia di ragazzi che per la maggior parte giocava a pallacanestro, io ero un pò il ”cigno nero” del gruppo. Spesso il punto di ritrovo era Piazzale Darwin a Fiorenzuola, dove c’è un campo da streetball, e da lì ho iniziato a provare a tirare anche a canestro, pur non avendo mai fatto un allenamento in una squadra di basket in vita mia.
Da lì la nascita del DKB negli anni seguenti e le prime chiamate come Responsabile Comunicazione di società di basket, prima Piacenza Basket Club grazie alla fiducia di Marco Sambugaro, attualmente il DS di Pistoia Basket, poi di UCC Assigeco Piacenza ed infine in queste stagioni con i Fiorenzuola Bees.

2) Sei tra i fondatori di DKB Darwin Knew Basketball, un punto di riferimento fra i tornei streetball 3×3 in Emilia Romagna, come avete concepito questa idea?

E’ un’idea che è arrivata nel terzo anno da liceali, quando con Filippo Antozzi, un amico d’infanzia, abbiamo iniziato a parlare della possibilità di creare un torneo tutto nostro. Lui era già un cestista nelle giovanili della nostra città, io stavo iniziando a tirare le prime ”tabellate” al Piazzale, e da lì è nata l’idea.

Posso raccontarti la chicca riguardo al nome… Mi ricordo che un pomeriggio ne stavamo parlando: ”Dove lo facciamo? Al Darwin, beh scontato…”. ”Cosa facciamo?” , ”Beh, Basketball’‘, perché Streetball allora non era ancora nel nostro retaggio come parola. Volevamo però un acronimo che fosse accattivante, composto da 3 lettere. Non sai quante ore ci ha fatto patire quella K che poi abbiamo partorito!

3) Se ti chiedessi di farmi un piccolo recap, quali sono state le tappe più importanti di DKB dalla sua nascita a oggi?

Io credo che la tappa più importante di tutte sia stata quella di unire lo staff del torneo.
Quella che vedi nelle foto dello scorso anno è una formazione composta nel corso degli anni, che fisiologicamente ha anche subito parte di turnover, ma tutti sono stati importanti. Dovrei scriverti tanti nomi importanti e verrebbe una lista lunga, mi limito a dirti che l’entrata al 4° anno in pianta stabile da parte di Alessandro Verbini (a fianco stabile di me e Filippo) è stata credo un’altra pietra miliare nella nostra piccola realtà, perché è una persona che si fa in quattro e finora ha dato un grande apporto a tutti con passione e professionalità.

Lo scorso anno ho visto un’organizzazione importante durante le giornate del torneo; di base io tendo ad essere perfezionista, ma se negli anni precedenti mi capitava ogni tanto di volere e dovere dettare alcuni tempi, ma devo dire che al DKB 12 tutto lo staff ha raggiunto un grado di organizzazione durante la tre giorni veramente notevole. Ma, cosa non scontata, calcola che l’età media dello staff è sotto i 25 anni. Secondo me vuol dire tanto anche in prospettiva.

Sicuramente i Social Media ci hanno dato un bell’impulso nei primi anni; siamo stati infatti tra i primi nella zona a sperimentare questo canale, ”rubando” se si può dire qualche anno agli altri. Da lì ci si è messa creatività, costanza e organizzazione durante l’evento, perché puoi fare il ”fiocco” più bello del mondo, ma se non c’è poi concretezza nel torneo si disperde tutto.

A partire dall’ottava edizione (cinque edizioni fa) credo che abbiamo vissuto una crescita vertiginosa, riuscendo comunque ad entrare nel novero di quegli eventi 3×3 di cui comunque, anche se non si è mai stati, si è almeno o sentito parlare lontanamente o visto una t-shirt o un gadget. Questo forse deriva anche dal ”non aver mollato” e dall’aver acquisito esperienza dalle cose fatte bene ma soprattutto da quelle fatte male, lì si impara ancor di più.
Per noi che siamo in una piccola realtà è fondamentale riuscire a differenziarci, nel bene o nel male, perché a fare concorrenza ad altri tornei non è il nostro proposito e sul conto sappiamo dove siamo situati, una realtà territoriale e non metropolitana. Noi siamo per espandere ancora di più da un lato il nostro piccolo brand, dall’altro il movimento streetball.

Il dunker Christon Staples, credits DKB 

4) Avete ospitato personalità nel mondo della pallacanestro e dunker celebri come Christon Staples, qual è stato il momento più emozionante di questi anni?

Questa è una domanda bella e che mi spiazza. Io ogni volta che termina il DKB ho una serie di ricordi fortissimi della tre giorni, di emozione per le persone (anche famose) incontrate, di legami stretti con giocatori, giocatrici, spettatori, di orgoglio per quello che sembra sempre impossibile fare prima di cominciare ma grazie all’aiuto di tutta la nostra famiglia si fa.

Se ti devo dire alcuni momenti personalmente più forti a livello di ”show”, ti potrei raccontare di quando Kader Kam mi ha fatto sedere sulla portiera di una Mini senza il tettuccio, con un pallone in testa, e ha saltato me e la Mini insieme, oppure la serata del sabato dello scorso anno quando abbiamo visto una marea di persone invadere il piazzale per il sabato sera, fatto di Dunk Contest ma anche eventi collaterali. Una grande festa.
Ma il momento più emozionante in generale è quello che accade la mattina del venerdì, il primo giorno di DKB, ogni anno.

Sai quando si montano i preparativi per la manifestazione? Ecco, ogni volta è lì che inizia a sentirsi un’aria fantastica, quella per cui non tutto è perfetto ma è veramente aria di DKB.
Hai presente quanto ti sembra di essere entrato in una bolla? Ecco, così…
Per utilizzare le parole che ha coniato il nostro amico Marco ”Mugen”, è lì che inizi a capire ogni anno perché DKB is a State of Mind.

5) DKB ogni anno cerca di portare novità ai suoi spettatori, coinvolgendo anche le realtà del territorio. Quali sono i prossimi obiettivi?

Sì, devo dire che l’idea di base è quella di non fermare quella bolla di cui ti parlavo sopra.
Prima di tutto vogliamo dare delle nuove sfide a noi stessi, perché in fondo io credo che tutti coloro che provano a proporre qualcosa a terzi, prima di tutto stanno sfidando se stessi.

Bisognerà capire se e quando si arriverà ad un punto per cui crescere non sarà più possibile e dovremo pensare ad una stabilizzazione. Ma questa è una fase che al momento non è ancora contemplata nella mia testa, per cui forse dovresti chiedere anche agli altri cosa ne pensano…
Io credo che l’obiettivo nel prossimo futuro sia quello di poter pensare ad un ragionamento anche di insieme. Non siamo l’unico torneo d’Italia, anzi, c’è tanto streetball in giro ed ho partecipato a diversi eventi molto belli ed interessanti.

Credo sia fondamentale fare network di competenze, conoscenze, anche con gli altri eventi. In questo modo, combinando le cose, si crea un know-how veramente importante secondo me.
In più, credo che non ci si debba accartocciare su sè stessi; la storia insegna che a livello internazionale abbiamo raggiunto un picco con la Nazionale Femminile nel 2018, ma ci sono diverse Nazioni molto più avanti di noi al momento.

Aprirsi alle esperienze ed al movimento 3×3 anche estero, ampliare le conoscenze e riportarle nel nostro sistema con coerenza, competenza e soprattutto con quella vena creativa tipicamente italiana, beh, per me potrebbe essere un buon modo per diminuire il gap.

Ecco il recap dell’edizione del 2019 di DKB

In merito agli Under 35, la settimana scorsa Fabrizio Fasanella, editor di Superbasket, ha raccontato la sua storia

Chiara Mezzini
chiaramezzini@gmail.com
No Comments

Post A Comment